Mia nonna
considera la cucina
un'arte
marziale.
Le basta un ovo
ripieno
per sdraiare un bove
sulla schiena.
Il cin-cin col crodino
è l'inchino
che segnala
l'inizio della gara,
l'amaretto al cocco
il gong
che marca il KO.
Mia nonna sa
una parmigiana
che se l'annusi
dopo tre giorni
digerisci.
Mia nonna
quando dice
"antipasto caldo"
intende
"secondo fritto".
Mia
nonna è una tigre
affamata della tua fame
affamata della tua fame
in agguato a mezzodì.
Mia nonna se dici
"no, basta così",
mia nonna inscena
greche tragedie,
mia nonna impana
tavoli e sedie,
mia nonna scuoia
capretti e vitelli,
mia nonna li riempie
a fagiani e piselli,
mia nonna affetta
tre quarti di Congo,
mia nonna per fare
un sol pinzimonio,
mia nonna stende
ettari di pasta,
mia nonna ha più teglie
che dread un rasta,
mia nonna inforna
oceani di besciamelle,
mia nonna sforna
continenti di lasagne,
mia
nonna unge
faringi
e laringi,
mia
nonna impasta
pia
madre e meningi,
mia
nonna è la vestale
del
colesterolo,
mia
nonna ti dà il lardo
se
vuoi il tovagliolo.
E
quando alle tre
gl'occhi
si fan foschi,
t'accasci
sul ventre
e sogni fontane
di
cola e brioschi,
allora
mia nonna
ti
mette sulle spalle
un plaid, uno scialle,
e sussurra all'orecchio:
“dormi, ninin,
riprendi pure fiato
che per cena
è avanzato
il gelato all'amarena
il vitello tonnato
e i ravioli del plin”.
e i ravioli del plin”.
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dilla