domenica 25 novembre 2012

Ritmo

I ritmi creano
lo spazio e il tempo
del soggetto;
spazio e tempo non esistono,
non sono vissuti,
se non in quanto materializzati
dentro un rivestimento ritmico.
I ritmi creano
anche le forme.

Un gran numero di gesti
ripetuti a intervalli regolari
si trovano anche 
nel martellamento degli uccelli 
che rompono molluschi o semi,
o cercano il cibo nella corteccia;
essi però raggiungono l'eccellenza nei Mammiferi,
e nelle grandi scimmie.
Una delle caratteristiche dell'umanità
fin dai primi stadi,
è stata l'esecuzione di percussioni ritmiche,
ripetute
a lungo.
Questa operazione è l'unica
che segna l'ingresso nell'umanità.

Fin dall'inizio
le tecniche di fabbricazione
si collocano in un ambiente di ritmi
muscolari,
uditivi,
visivi,
derivati dalla ripetizione
di gesti di urto.
Il martellamento
esige percussioni lanciate
e la raschiatura
percussioni oblique, poggiate.
Allo scalpiccio,
che è il quadro ritmico della marcia,
si aggiunge nell'uomo
l'animazione ritmica del braccio;
lo scalpiccio
regola l'integrazione spazio-temporale
ed è all'origine dell'animazione nel campo sociale,
il movimento ritmico del braccio, invece,
regola l'integrazione dell'individuo
in un sistema che non crea più spazio e tempo,
ma forme.
La ritmicità del passo
è approdata al chilometro e all'ora,
la ritmicità manuale 
ha portato a catturare e immobilizzare
i volumi.

Fra il ritmo musicale
fatto di tempi e di misure
e il ritmo del martello e della zappa
fatto di procreazione di forme,
la distanza è notevole:
il primo traccia una separazione simbolica
tra mondo naturale
e spazio umanizzato,
mentre il secondo trasforma materialmente
la natura selvaggia
in strumento.
L'uno e l'altro, 
sono strettamente complementari.

La musica,
la danza,
il teatro,
le situazioni sociali vissute e mimate
appartengono all'immaginazione,
cioè alla proiezione sulla realtà 
di una luce che illumina
in maniera umana
lo svolgimento banalmente zoologico
delle nostre situazioni.
Il ritmo tecnico
non ha immaginazione,
non umanizza comportamenti,
ma materia grezza.
La lenta invasione del tecnico
ha posto l'immaginazione
in una situazione nuova:
mentre il mito si frantuma,
l'arte dissimula la sua crisi
col mito dell'arte per l'arte.
Nella fase attuale 
gli individui sono permeati,
condizionati,
da una ritmicità che ha raggiunto
lo stadio di una meccanizzazione
pressoché totale:
nel dominio del meccanicismo
spazio e tempo sono demistificati.

Colpisce vedere che
nelle società dove scienza e lavoro
sono valori che escludono il piano metafisico
viene fatto il massimo sforzo
per salvare la figurazione e il mito:
pittura storica,
culto degli eroi del lavoro,
deificazione della macchina.
Sembra quasi che
l'equilibrio costante
che coordina dalle origini
la figurazione
e la tecnica
non possa venire infranto
senza che sia messo in discussione
il senso stesso
dell'avventura umana.

(Taglia e cuci da Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola)


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dilla