sabato 16 febbraio 2013

Amore che vai

"Ti lascio:
non c'è più amore
tra noi".
"L'amore
se n'andò
svaporando
dal suo sguardo
in un istante".
"L'amore che c'univa
c'ha lasciato
e non ritornerà".

La domanda
sorge
s'erge
sergio
spontanea
come un fungo
come una candida
come una verruca:
dove
Dio
se ne va
l'amore
quando se ne va?


Innanzitutto,
se se ne va
si si deduce che
non trattasi di una pietra
o di un fiore:
essi - infatti -
non si locomuovono
di loro
a men che non siano
scalciati
o estirpati.
Ne consegue
- rapida intuizione -
che l'amore 
dev'essere animale,
e pure di quelli
agili e saettanti
tipo scoiattolo,
anguilla,
granchio,
toporagno,
che vassene non visto,
sgattaiolando,
dribblando
gli sguardi
come un terzino fluidificante
contro un terzino
non fluidificante.

Adunque dove fuga,
dove tela,
il marsupiale scostante,
il piccolo urside dell'amore
non appena avverte
il rumore secco
d'un ramo rotto
nel sottobosco,
non appena intuisce
l'odor del bracconiere
che imbraccia il fucile?
Facile rispondere:
la marmotta letargica
- Eros -
si ritira nella tana
non appena cala
il ferormone
e una lacrima
- cadendo -
annuncia
- piovana -
la brutta stagione.



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dilla